Google Penguin - Come Uscire dalla Penalizzazione - Un Caso Reale

18 Marzo 2013
 di 
Lo Staff

Esempio reale di come siamo riusciti a rimuove la penalizzazione di Google Penguin.
Circa tre mesi fa (agli inizi di dicembre 2012) ricevo una telefonata da un proprietario di un sito internet che, per ovvi motivi di privacy non posso riportare il nome; posso solo dire che è (tuttora) un importante sito nell’ambito dell’ecommerce, articoli di largo consumo.

Mi dice di avere ricevuto una “strana” email da parte di Google, di non capirne a pieno il significato e che le visite al suo sito erano drasticamente calate; non c’è voluto monto a capire che il “mostro” Google Penguin aveva colpito il sito che, fino poco tempo fa era in forte “trust” e posizionato in prima pagina per keywords di assoluta importanza.
Una volta effettuato il collegamento al Google Webmaster Tool (GWT), leggo il classico messaggio inerente agli “Unnatural Inbound Links” (Links di entrata Innaturali).

Fortunatamente il proprietario del sito ha un’ottima cultura di base delle problematiche inerenti al SEO / Web Marketing, tanto da spingerlo ad abbandonare l’ agenzia SEO che gli curava il posizionamento per spingersi in “fai da te”, per cui è stato abbastanza semplice l’interfacciamento e la spiegazione con relativa comprensione da parte della problematica.
Il primo intervento che ho fatto è stato quello di analizzare la quantità e la qualità dei ““inbound links” ovvero di tutti i links di entrata verso il sito penalizzato; per questa analisi ho utilizzato “Majestic SEO”; a mio avviso attualmente il più potente strumento per l’analisi qualitativa e quantitativa dei back links ma esistono altri strumenti altrettanto valido come, per es. SEO Moz.
Majestic SEO ha recentemente introdotto due importanti metriche denominate “Flow Metrics”: “Citation Flow” (letteralmente “Flusso di Citazione”) e “Trust Flow” (letteralmente “Flusso di Fiducia”).
Sinteticamente, la metrica “Citation Flow” offre un valutazione di “pertinenza contestuale” dei back links presenti in un dominio.
La metrica “Trust Flow” invece fornisce un valutazione sulla qualità e autorevolezza del linking ovvero quanto il dominio (o rete di linking) che fornisce back link al dominio è considerata autorevole.
I due parametri sono espressi a 0 a 100; è facile intuire che più questi parametri si avvicinano a 100 e più si ha una buona qualità dei back links.
Sotto l’immagine di esempio delle “Flow Metrics” di Majestic SEO.

Scarico i dati (comodamente inseriti in un file “.csv”) e inizio ad analizzare le ““Flow Metrics” dei back links; emergono subito alcune migliaia (circa 3000) di back links con indice “Trust Flow” pari a zero; si tratta di “aggregatori di feed” costruiti allo scopo di guadagnare mediante gli annunci sponsorizzati principalmente di Google adSense.
Con l’avvento di “Google Panda” è difficile capire il perché della presenza di questi aggregatori poiché nelle serp di Google sono di fatto scomparsi (specie per ricerche per key ad altro traffico); probabilmente riescono a generare ancora visite basandosi su query (ricerche) più semplici oppure puntando sul traffico proveniente da altri motori come per es. “Bing”.
Continuo con l’analisi dei back links comparando i due indici delle “Flow Metrics” ed emergono 2 domini, entrambi con 8 back links con indice “Citation Flow” e “Trust Flow” pari a zero e tutti con lo stesso “anchor text” (il testo del link) che era una delle principali keywords del sito web.
Vado in profondità e vedo che i due domini in oggetto, erano domini inerenti ad una struttura turistica, avevano i contenuti duplicati e la sola differenza fra i domini era il loro TLD (.it e .com).
Nel footer delle 8 pagine di ogni dominio era riportato il classico “Footer Widget Links” che rimandava al sito penalizzato; effettuando un WHO-IS vedo che i domini erano di proprietà del gestore del sito penalizzato e, tanto per non farci mancare niente, risiedevano tutti sullo stesso server e con lo stesso indirizzo Ip!
La prima cosa che ho pensato è stata “Ho fatto tombola”; cancello immediatamente i links dai domini (potevo anche mettere un “nofollow” ma volevo dare un chiaro messaggio a Google) ed effetto una richiesta di riconsiderazione spiegando al team di Google l’elenco degli interventi eseguiti; contestualmente, oltre alla rimozione dei links faccio anche una richiesta di “disavow links” ovvero vado a sconfessare i links appartenenti degli “aggregatori di feeds”.
Dopo circa 30 giorni (siamo a metà gennaio 2013) ricevo questa email da parte del team di Google:

Al primo tentativo la penalizzazione è stata revocata! E’ sempre così facile? NO.. NON è assolutamente così rapido; solitamente sono richiesti vari interventi che richiedono anche mesi di analisi e lunghe attese.
La situazione attuale
E’ presto fare bilanci poiché sono trascorsi poco oltre due mesi dalla revoca della penalizzazione; in ogni caso, quello che è parso subito evidente è che, per keywords altamente competitive e rappresentanti il core business del sito ci sono state pesanti perdite di posizioni; per altre frasi di ricerca meno competitive invece i risultati si stanno stabilizzando nelle posizioni pre-penguin.
Lavorando bene e in modo “circolare” ovvero basando l’attività non solo sul SEO classica e costruendo un ottimo piano di PR online coinvolgendo anche i social, credo che nell’arco di qualche mese dovrebbero ripristinarsi i risultati anche per le keywords più competitive.

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